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VENTICINQUESIMO DI MESSA



Nella immaginetta ricordo della mia ordinazione presbiterale scelsi una frase tratta da una canzone del padre Duval: "Signore, mio amico, tu mi hai preso per mano: io andrò senza : timore fino in fondo al cammino".
Rileggendola adesso, a venticinque anni di distanza, sarà vera ancora oggi?
Così, come capita spesso nelle ricorrenze, si dà uno sguardo indietro: si affollano i ricordi ma non la nostalgia, si ripercorrono storie ed affetti, ci si lascia cullare dai volti e dagli sguardi di chi ti ha accompagnato.
Mi sono domandato dove e quando ho percepito la stretta di quella mano amica?
Una risposta non mi è venuta ... qualche sensazione: sogni irrealizzati, prospettive mancate, una irrefrenabile voglia di lasciar perdere quella mano ... Eppure mi ha agguantato più volte e con forza. Spesso mi sono domandato se le emozioni che ho provato, se le persone che ho incontrato, le passioni e le amicizie che hanno caratterizzato e caratterizzano oggi la mia vita erano quella mano che mi portava con forza là dove volevo andare io. Però ho sempre preferito "ascoltare" la parola del Vescovo, un po' brontolando e un po' protestando: sarà stata quella voce la mano amica?
D'altra parte la vita, come la vocazione, è un mistero da scoprire giorno per giorno, e certamente non nasce dal mio sentire, ma da quello della Chiesa. (Mentre pensavo a queste cose mi è venuta in mente l'immagine della cipolla da sfogliare piano piano; chissà perché proprio a cipolla, forse perché ci strappa, controvoglia, qualche lacrima).
Ancora oggi, certamente più vecchio e un po' più maturo, vedo la stessa strada: un tratto ormai è alle spalle e davanti ancora un tratto da percorrere, spero rassicurato dalla stessa mano. Mi auguro che sia salda e forte come sempre, perché come sempre camminerò o troppo piano o troppo in fretta e, qualche volta, mi verrà la voglia di divincolarmi e scappare un po' più in là?

In Cammino,1999-1